TERRITORIO


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CANEVINO

http://www.comune.canevino.pv.it/

La storia

Posto sulla sommità di un elevato cocuzzolo stanno la chiesa, la canonica ed una vecchia casa. Questo è il capoluogo, l’antico Canavinum o Canabinum: il resto frazioni.

La sua vita feudale si identifica con quella di Cicognola colla quale costituiva un unico feudo.

Come parrocchia apparteneva alla diocesi di Piacenza dalla quale passò a quella di Tortona. Essa era Pieve, ed antica.

Nel 940 quando Re Ugo fece trasportare le reliquie di S. Colombano da Bobbio a Pavia per indurre certi signori colà convocati a restituire al monastero di Bobbio le non poche terre usurpate il sacro corteo passò per la strada di Canevino, ed il parroco di esso empì alcuni fiaschi di vino, scese e li diede a coloro che recavano il sacro peso. Un fanciullo muto dalla nascita, vedendo quella turba di monaci esclamò: papà, papà, ecco che portano il corpo di S. Colombano.

Riguardo alla parrocchia di Canevino ho recato un importante documento del 1336, nel primo volume pag. 192 di Per la Storia.

Nella visita pastorale del 1259 si legge che in quell’anno rettore della chiesa era D. Agostino Maraschini, e che a questa convenivano per la benedizione del fonte i parroci di Montecalvo, Golferenzo, Volpara, Donelasco, Soriasco, Villa Illibardi e che pretendevasi dovessero pure convenire i parroci di Montarco e di Calvignano. In detto anno la chiesa era senza sacrestia ed aveva unica campanella.

Le anime da comunione erano 80, in tutto 120 anime. Vi esisteva la confraternita del S. Rosario, ma non canonicamente eretta. Vi era gran devozione a S. Fermo.

 

Nel 1609 la chiesa era assai povera: nel 1623 essa non era più capo di pieve: nel 1638 faceva anime 60 da comunione, in tutto 116 anime.

Canevino in latino è scritto Canabinus, che sarebbe un diminutivo di canàba, capanna. Ma in dialetto è canven e può derivare dal ligure can, giallo (fiore della ginestra) e da ven, valle

La valle delle ginestre.


 https://www.google.it/#q=canneto+pavese

 

Notizie civili

Poiché nelle carte antiche è sempre scritto Caneto con una enne, il Maragliano (o.c.) fa derivare il nome da Canus; ma poiché la terminazione eto indica un terreno coltivato con un sol genere di piante è più ovvio far derivare quel nome da cana ossia canna.

Canneto è uno dei luoghi dell’imperatore Federico Barbarossa tolti alla guelfa Piacenza per darlo alla fida Pavia. (Giulietti: Storia di Casteggio, voi. I, pag. 119).

Passati sotto Pavia gli abitanti di Canneto ebbero frequenti relazioni con questa città: nel 1217 Alberico era ivi consigliere e Lanfranco era ivi sapiente: nel 1230 Enrico vi possedeva dei beni, e maestro Guglielmo era rettore della chiesa di San Giacomo in Vernabbio: nel 1252 Guido era ivi teste; tali pure erano nei 1259 Pietro e Francesco; nel 1270 Giovanni prete era canonico in San Michele Maggiore, e Bernardino era sapiente nel 1289 (Bollea Indice).

Notizie religiose

La parrocchia si trova nominata in un istrumento del 1343 (Archivio vescovile di Piacenza: Registro Documenti ecc, voce Broni) sotto i titoli dei Santi Pietro e Marcellino.

Nella visita del 1599 (Arch. Curia Piacenza) si legge: “ Chiesa Parrocchiale dei SS. Marcellino Pietro e Erasmo: Don Guglielmo Scarabelli parroco col titolo di rettore. Vi si conserva il Santissimo solo quando si ha l’olio comperato colle elemosine. Non vi è campanile, ma le campane sono sorrette da due pilastri sopra il coro; cimitero aperto, in chiesa alcuni sepolcri privati; canonica mal comoda; anime 400 di cui 250 da comunione; si recitano i vespri, ma non si fa l’istruzione perché gli uomini non vogliono; la chiesa ha bisogno di restauro ”.

Nei sinodi del 1623 e del 1693 troviamo titolare solo San Marcellino.

I padri Agostiniani Scalzi per molto tempo ebbero convento e chiesa in Canneto sopra un poggio detto Bergombera; possedevano ivi vasti possedimenti coi quali somministravano lavoro ai coloni e pane agli indigenti. Soppressi da Napoleone la loro memoria ancora vive e la loro immagine di Maria Addolorata dagli acquisitori fu donata alla chiesa parrocchiale nel 1827 (Pollini pag. 161). Feudalmente Canneto dipendeva da Montuè dei Gabbi ove fino a pochi anni fa si trovava la sede del Municipio.

Nei documenti pubblicati dal Bollea, (vedi indice), il nome di quei signori è scritto con una sola b, Gabi. Passò ai Visconti Scaramuzza che nel 1647 lo vendettero ai Candiani (Mancinelli o. c.).

Monte Veneroso è nominato in un istrumento del 1211: “ Barocius de Monte

Veneroso ” (Bollea pagg. 224-225).

Quivi era la parrocchia di S. Siro nominata nel 1518 (Arch. Curia Piacenza Registro documenti, voce Broni).

Nello stesso archivio nella voce Broni si legge che nei 1511 la chiesa non era parrocchia ma solo chiericato e tale ancora era nel 1558; nel 1593 era solo

Solo chiericato (Arch. Piacenza L. C.).

 

L’oratorio fu rifatto poco prima del 1880.


 

 

https://www.google.it/#q=santa+maria+della+versa

Il torrente Versa ha la gloria di esser nominato in tempi remoti. Esso fu designato come confine in una pace tra il console Claudio Marcello e i Liguri

Tutta la Valle della Versa nel 1029 era proprietà del longobardo diacono Gerardo, un discendente di Oberto, marchese della Lunigiana , parente degli Estensi il quale in tal anno la vendeva ad Ugo suo parente del ramo degli Estensi.

Nel 1112 vi fu tenuto un placito con intervento dei giudici di Pavia ai quali fu poi confermato da Federico II nel 1219.

Dai pavesi passò ai Visconti, agli Spagnoli, e fu divisa e suddivisa in feudi. Originariamente il feudo di Val Versa comprendeva Casa Bianca, Torre dei Sacchetti ,Donelasco, Soriasco, Golferenzo, Volpara, Montecalvo, Sottomonte e Poggiolo

Sulle alture di detta valle furono eretti dei castelli che ancora esistono almeno in parte

“L’occhio rattristato dall’aspetto guerresco dei castelli di Montarco, di Montecalvo di Soriasco, e delle torri che vennero innalzate ai loro fianchi per rafforzarli si riposa tranqùillo nella lontana visione dei campanili di Soriasco, di Donelasco, di Castana, di Golferenzo, della Volpara e di Canavino che ci appaiono con quelle modeste chiese, e si allieta dalla vista dei ridenti vigneti dei promettenti campi”

“Dall’aspra ricordanza di guerra e di distruzioni, al dolce pensiero della pace, della religione, l’animo di chi percorre quella valle trova sempre ragioni per riaffermare il sentimento che nella pace sia la sicurezza dei popoli, la speranza di un avvenire sempre migliore, il desiderio di una vita tranquilla nel cuore, operosa nel braccio, feconda nella mente, generosa nell’animo

Indice e frutto di questa sicurezza tranquilla è appunto la borgata di Santa Maria della Versa, che venne edificata senza mura, senza bastioni, senza castelli; quando Mons. Scappi, vescovo di Piacenza ,nel 1637 visitò il luogo dove sorge l’attuale chiesa parrocchiale lo trovò coperto di roveri e di spine. Ora sorgono belle case e si stendono floride campagne. Sola esisteva la piccola frazione di Villanova. Ora è una costellazione di ville, e la povera via nel greto del torrente è sostituita da diritta ed asciutta strada asfaltata. Il popolo trova più comodo abitare in valle che sui declivi, ed il comune che prima risiedeva nel recinto di Soriasco, nel 1897 si trasferì in fondo alla valle.

 

 

Versa è antica parola ligure che significa torrente.


https://www.google.it/#q=golferenzo

 

Notizie civili

Golferenzo è un nome di difficile interpretazione. Il Maragliano lo farebbe derivare dai termini celtici, goro, territorio e frinmonte. e significherebbe paese montano.

Sarebbe un isolato celtico con Fortugnago.

Nell’ambito della parrocchia trovasi un luogo detto Ferevige, in dialetto Frens. Si confronti l’antico tedesco fretaum, nutriente, ricco, ed il latino fero, porto.

Il Capsoni lo segna nella sua carta Ager Laevorum riportata anche dal Vidari. Il medesimo Vidari (pag. 178) si domanda se per avventura fosse il Rufenengo donato da Ottone II al Monastero del S. Salvatore di Pavia.

Fu uno dei paesi donati da Federico I ai Pavesi e confermato da Federico II Nel 1216 ebbe molto a soffrire per l’invasione delle bande armate dei Piacentini e dei Milanesi uniti contro i Pavesi.

Golferenzo costituiva un sol feudo con Volpara e Montecalvo. Esso fu acquistato dal Dott. Colleggiato Barnaba Belcredi cui era stato venduto dal Magistrato di Milano in esecuzione di ordini di Carlo II Re di Spagna e Duca di Milano in data 10 aprile 1691, previa redenzione del medesimo feudo e di altri fatta dal Marchese Don Gaetano Dal Pozzo che si ebbe in pagamento dei suoi crediti. A Barnaba successe Antonio Belcredi che il 3 agosto 1701 ebbe l’intera giurisdizione col titolo di marchese dei suddetti luoghi per se e per i suoi discendenti; e di tenere l’intera giurisdizione col mero e misto impero, titoli, preminenze, regalie, redditi, omaggi ed entrate dei dazi del pane, del vino, carne, con facoltà di eleggere il pastore salatario dalle tre comunità predette, il fisicale, l’attuario civile e criminale ed il bargello (torre fortificata o castello). Il feudo possedeva molte terre feudali il cui reddito era dovuto al feudatario. Questi a sua volta doveva pagare le tasse governative assai gravi e provvedere a tanti bisogni della popolazione. E tutte le suddette cose eran comuni ai feudi. Il suddetto Antonio persona molto devota ed erettore dell’attuale Sant’Antonio a Montello, nel 1715 ottenne l’esenzione delle tasse perchè padre di dodici figli; egli in occasione della guerra per la successione al regno di Spagna, risparmiò il sacchèggio alla città di Pavia, minacciato dai Francesi.

Il feudo cui faceva parte Golferenzo durò sino al 1758quando il Re di Sardegna ne volle il consegnamento.

 

Notizie religiose

La chiesa di San Nicola deve essere posteriore al 1100 perchè è solo da quell’epoca che il culto del Santo si diffuse in Italia. Già la parrocchia esisteva nel 1336 e ne era parroco Giacomo della Costa: è di nuovo nominata in un atto del 1337 rogato Gabriele Mussi; nel 1479 ne era rettore Don Giovanni Belcredi come compare da un atto rogato.

 

Fino a questo tempo dipese dal vicariato di Canevino: nel 1300 dipese da quello di Pietra dei Giorgi. Vi erano in quel tempo tre cappellanie (Ente ecclesiastico costituito in seguito a donazione o lascito da parte di un fedele, le cui rendite sono destinate al culto) che andarono perdute. Nel 1599la chiesa era insufficiente, senza sacrestia, con un’unica campana entro un piccolo arco in un muricciolo eretto sopra la chiesa: parroco Don Francesco Bucceliere, anime da comunione 150, più altre 50 non ancora ammesse. Nel 1609 si stava edificando la chiesa nuova e frattanto la messa si celebrava in coro. La chiesa nuova era mal fornita di paramenti; il catechismo si insegnava solo in quaresima, e solo in quaresima si spiegava il Vangelo. Nel 1858 aveva anime da Comunione 145in tutto 290; vi esisteva la confraternita del S. Rosario.